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Le origini del vimini e il suo sviluppo nella storia

Le origini del vimini sembrano quasi perdersi nella notte dei tempi: questo materiale ha infatti accompagnato l’umanità da prima ancora che nella sua storia facesse capolino la scoperta della tessitura e della ceramica.

Se volessimo quindi datare l’invenzione di questo prodotto e delle tecniche utilizzate per la sua lavorazione, dovremmo tornare indietro sino all’età della pietra.

Cenni storici

L’idea di lavorare il vimini, ossia dei semplici rami di salice, sicuramente balenò nella mente dei primi uomini grazie alla presenza di un po’ di sano spirito di osservazione: insomma per quale motivo gli uccellini sapevano costruire dei nidi robusti e resistenti e loro dovevano fare avanti ed indietro mille volte prima di portare a casa, pardon nella caverna, le derrate alimentari provenienti da alberi e campi?

Non è raro poi che le popolazioni dell’epoca si concentrassero sulla realizzazione di recipienti, resi per giunta impermeabili da uno speciale trattamento a base di particolari resine. Successivamente, a ceste e contenitori si aggiunsero però anche altri oggetti.

Oggi, lo sappiamo tutti, siamo persino in grado di realizzare dei mobili partendo proprio dalla lavorazione di tale fibra naturale: chissà che effetto farebbe ai nostri lontani progenitori sedere su una poltroncina in vimini in stile coloniale!

Oggetti in vimini

Come spesso avviene per le scoperte in grado di rappresentare una vera e propria evoluzione epocale, dell’importanza del vimini per i popoli antichi sono rimasti dei segni tangibili anche nella nostra modernità soprattutto a livello linguistico, iconico ed artistico. Non è un caso che il motto di https://www.mondovimini.it, sito dove è possibile trovare questi prodotti, sia “Tutta la bellezza e le naturalezza del vimini“.

In quanti possono affermare di non aver in giro per casa delle cornucopie realizzate in vimini? Bene, questo stesso simbolo di abbondanza e ricchezza veniva un tempo posto in mano alla personificazione dell’Italia, donna formosa e piacente attorniata da ogni ben di Dio. Essa è in realtà frutto della rielaborazione grafica del calathus (kalathos) vale a dire un cesto intrecciato sino a formare una sorta di grande corno in cui gli antichi Greci ed i Romani riponevano le offerte per Demetra o Minerva ed i cui i contadini spesso conservavano dei semi o dei fiori oppure ancora frutta e verdura.

E cosa dire del cesto? Esso, chiamato dai nostri progenitori vissuti durante l’epoca classicacista” o “ciste” era un generico contenitore che, in base alla forma o all’oggetto che era destinato a contenere, diveniva  un fiscus (per il denaro), una fisica o una fiscella (per il formaggio o gli alimenti) e così via.

Non di rado poi il canistrum (Kanastron) veniva adibito alla conservazione di pane e frutta, così come avveniva per lo sparto (sportula o sporta).

Caratteristiche

Il vimini è un materiale estremamente duttile che rende quindi possibile la realizzazione di prodotti aventi forme e dimensioni diverse ottenute dall’intreccio di fili che seguono un andamento estremamente armonico e preciso (pur se lavorati a mano).

I materiali utilizzati, oltre agli originari rametti di salice, possono essere parti di castagno o di altri alberi da frutto nonché fibre naturali di provenienza esotica (rattan, midollino, rafia, ecc.).

A seconda della materia prima utilizzata si ottengono delle produzioni di cesteria rigida, semi-rigida o molle. Il processo di lavorazione prevede una fase di raccolta ed essiccazione, la reidratazione parziale ed il modellamento.

Una curiosità: le cestaie erano soprattutto donne povere che utilizzavano i loro prodotti in casa o come oggetti da vendere.

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