Tadao Andō

Tadao Andō è l’architetto giapponese a cui, nell’ormai lontano 2000, lo staff dirigenziale del Teatro Armani si rivolse per cambiar sede. Il Teatrino di via Borgonuovo 21 aveva fatto ormai il suo tempo e l’idea era quella di spostare tutto altrove. Si optò così per una fabbrica dismessa della Nestlé, quella di via Borgognone 59.

Il senso di questa scelta? Collocare l’attività in un contesto più graffiante e metropolitano, dare al teatro un tocco di moderno minimalismo e, ovviamente, recuperare un vecchio edificio ancora funzionale. A volerla dire tutta anzi il Teatro Armani sarebbe diventato, almeno per quanto riguarda Milano, il primo esempio di architettura industriale riqualificata con finalità artistiche. Si trattava insomma di una scelta d’avanguardia, moderna ed intelligente.

L’area urbana selezionata per portare a termine questo progetto, tra l’altro, si prestava parecchio a tali ricicli architettonici. Non è un caso che nella vicina via Ansaldo David Chipperfield si impegnasse quasi contemporaneamente a ridare vita ad altri edifici industriali dismessi.

In poco tempo una porzione della zona industriale e produttiva di Milano diventò quindi una sorta di città della cultura. Proprio da queste parti decisero infatti di trasferire le loro sedi alcuni importanti musei lombardi, centri culturali variamente orientati, un laboratorio di marionette e persino una scuola di cinema.

Tadao Andō progettò la versione 2.0 del Teatro Armani di Milano tenendo fede ai principi guida della sua poetica: buongusto e semplicità, design lineari ed armonici. La struttura in questione alterna sapientemente cemento, acqua e pura luce.

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