Progetto di un impianto idraulico per lo scarico della acque reflue

L’impianto idraulico di ogni abitazione, sia essa una casa indipendente o un condominio, è composto da una componente che ne regola il flusso in entrata e una che ne regola il flusso in uscita. In questo caso parliamo dell’impianto per lo scarico delle acque reflue.

La realizzazione di questo impianto non è lasciata al caso, e deve rispettare totalmente le norme previste dalla legislazione vigente. Nello specifico è importante fare riferimento al DM 37/08 e alla normativa UNI EN 12056:2001, che ci offre tutte le informazioni necessarie per portare a compimento una progettazione regolare.

Vediamo nei prossimi paragrafi quali sono le caratteristiche principali da tenere in considerazione.

Cosa sono le acque reflue

Iniziamo col dire che non bisogna confondere ciò che proviene dagli scarichi domestici con le acque reflue industriali. Se volete saperne di più ecco un approfondimento che fa al caso vostro https://www.dorabaltea.com/acque-reflue-industriali-scarichi-industriali-quali-sono-e-come-riciclarli/.

Un impianto per lo scarico deve tenere in considerazione non solo i liquidi che provengono dalla doccia, dal WC e dai vari sanitari, ma anche tutte quelle acque che provengono dalle precipitazioni. Per questo è necessario avere uno scolo che porti via questi liquidi dal tetto o dal terrazzo, evitando che si accumulino e che provochino problemi a noi o ai nostri vicini. Si tratta solitamente di tubi che non sono collegati all’impianto centrale, e che spesso finiscono per versare queste acque direttamente nel terreno.

Ciò è possibile perché si tratta di liquidi considerati generalmente “puliti” e non contaminati, le cosiddette acque bianche. Le acque reflue provenienti dall’interno dell’abitazione si definiscono grigie, se contaminate dai saponi o genericamente dal contatto e dall’uso con gli esseri umani, o nere, se invece sono legate al materiale fecale (vedi definizione acque e differenze). Lo scopo dell’impianto è di far finire queste acque all’interno delle fogne, poiché non sono riutilizzabili neanche per innaffiare il terreno.

Come si compone un impianto

Vediamo ora quali sono gli elementi chiave di un impianto per lo scarico delle acque reflue. In primis troviamo la diramazione di scarico, la colonna di scarico e il collettore di scarico, tutti elementi che hanno lo scopo di gestire e collegare i vari elementi che compongono il nostro impianto.

La diramazione di scarico è una tubatura posizionata solitamente in maniera orizzontale, e fa sì che i singoli lavandini, wc e docce possano connettersi alla colonna di scarico. Quest’ultima ha lo scopo di convogliare tutte le acque provenienti dai vari sanitari, ed è invece posizionata verticalmente. Insieme alla colonna di scarico troviamo la colonna di ventilazione, la cui funzione è quella di evitare che la pressione possa variare.

Infine il collettore di scarico collega le varie colonne di scarico. Un accessorio inderogabile è il sifone, che non ha lo scopo di far defluire i liquidi, ma bensì quello di proteggere gli abitanti dai cattivi odori. Effettua un vero e proprio blocco, evitando sgradevoli situazioni derivanti dal deflusso delle acque sporche.

Caratteristiche di una progettazione a norma

Quali sono le caratteristiche di una progettazione a norma? Il nostro impianto non può certo essere improvvisato, ed è fondamentale riuscire a calcolare con precisione ogni singolo fattore. Spicca sicuramente il diametro delle tubature, un dato da non sottovalutare.

Più il diametro è grande più la tubatura occuperà spazio all’interno delle mura, permettendo al tempo stesso una evacuazione rapida di tutte le acque reflue.

Al contrario una tubatura troppo stretta potrebbe rendere il deflusso più lento, ed è anche rischioso perché potrebbe bloccarsi più facilmente. Il diametro non è l’unica caratteristica da tenere in considerazione. Bisogna valutare la tenuta idraulica dell’impianto, e l’assenza di residui al suo interno.

Inoltre è necessario che l’aria evacuata sia reintegrata all’interno delle tubature, così da evitare problemi legati al deflusso delle acque. Non bisogna dimenticare che l’impianto è collegato ai vari dispositivi sanitari, come WC e docce, per cui dobbiamo analizzare anche le loro caratteristiche.

Ogni apparecchio sanitario ha una sua specifica portata, dalla quale possiamo capire la quantità di liquidi che possono essere inviati all’interno dello scarico. In base a questi dati possiamo poi calcolare la tipologia di impianto che dovremo progettare e successivamente realizzare.

Il collaudo finale

Una volta che l’impianto è stato correttamente installato inizia la fase di collaudo, che ci serve per verificare che sia tutto effettivamente in ordine. Ricordiamo che la qualità dell’impianto è fondamentale per la propria abitazione, e non devono esserci difetti di sorta.

Anche una piccola perdita potrebbe portare a danni dopo diverso tempo, causando numerosi disagi a noi o ai nostri vicini. Una delle prove principali del collaudo è legata alla pressione, proprio per scoprire se esistono delle perdite tra i vari tubi che compongono l’impianto.

Le tubature vengono sottoposte a un forte stress, superiore a quello che subirebbero in condizioni di utilizzo nella norma. Nello specifico la pressione deve essere 1.5 volte più grande rispetto a quanto previsto dal progetto. Dopo il collaudo si riceve un attestato di conformità da parte della ditta che ha installato la struttura.

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