Evoluzione del massetto in edilizia tra passato e presente

Quanti tipi di massetti esistono in commercio? Quali proprietà devono avere per considerarsi dei prodotti di qualità ed adatti all’abitazione che stiamo realizzando? Qual è l’evoluzione in questo campo del mondo dell’edilizia e delle ristrutturazioni tra passato e presente?

Oggi affrontiamo questa nuova tematica tecnica sul mondo edilizia, rispondendo a queste e ad altre domande. Ci focalizzeremo su che cos’è il massetto, quali sottocategorie offre al suo interno, le caratteristiche e le peculiarità di ognuna e come si lavora il massetto ai nostri tempi, a differenza del passato.

Che cos’è il massetto: definizione e modo d’uso

Partiamo dalle basi: che cos’è il massetto?

Quando parliamo di massetto intendiamo lo strato superficiale sul quale viene posata la pavimentazione. Si tratta dunque di un elemento fondamentale, che collega il sottofondo strutturale al pavimento scelto per la nostra struttura.

Possiamo dire che il massetto è un elemento assolutamente fondamentale quando si parla di efficienza termica e strutturale dell’abitazione, tanto è vero che è stato oggetto di studio nell’edilizia antisismica (vedi qui), al fine di valutare gli effetti positivi del suo utilizzo su edifici che necessitano di miglioramenti strutturali. Il massetto infatti ha funzione di conduzione e sostegno della casa: per questo motivo il momento della sua posa diviene cruciale e di fondamentale importanza.

A proposito di posa esistono regole precise, dalle quali non è possibile discostarsi.

Per prima cosa la posa del massetto deve essere infatti eseguita sempre in luoghi non soggetti a sbalzi di temperatura o a gelo e forte umidità, poiché queste condizioni ambientali comprometterebbero il risultato finale del lavoro di posa e porterebbero alla rottura di alcune zone della pavimentazione.

È comunque sempre bene ricordare che si procede all’incollaggio del pavimento scelto solo quando il massetto è completamente maturato, sempre per evitare spiacevoli disguidi finali.

L’evoluzione del massetto tra passato e presente

Ma cosa c’era prima dell’attuale massetto come lo conosciamo oggi?

In passato prima del massetto c’era la cosiddetta “area”: si trattava di un rivestimento di malta, composto da calce e cemento o mescolato con un mix di cemento, sabbia grossolana e piccoli ciottoli.

Al giorno d’oggi invece le tecnologie del mondo dell’edilizia si sono evolute ed hanno creato molti tipi di massetto, anche se i principali rimangono tre, che vediamo di seguito:

  • Massetto tradizionale sabbia e cemento
  • Massetto autolivellante a base anidrite e cementizia
  • Massetto autolivellante da prodotti sfusi o premiscelati
  • Sottofondi alleggeriti

Le soluzioni per realizzare al meglio il tuo massetto

Per realizzare ogni tipologia di massetto che abbiamo appena visto nell’elenco riportato qui sopra, servono procedure diverse e quindi tecnologie differenti, adatte alla resa migliore di ognuno di questi.

Al giorno d’oggi il massetto si può lavorare facilmente e con precisione direttamente in cantiere, grazie all’evoluzione dei processi di produzione che hanno reso facile e veloce questa procedura.

Overmat, azienda con 22 anni di esperienza specifica e 50 anni di esperienza industriale nel settore delle tecnologie del sollevamento e della movimentazione, ha ideato a questo proposito ben tre tipologie di macchinari differenti, i quali sono in grado di supportare il cliente nella realizzazione del tipo di massetto prescelto.

Vediamo questi macchinari insieme:

  • Serie T, impianti automatizzati ideati per la miscelazione e pompaggio di massetti tradizionali sabbia-cemento.
  • Serie ALS, ideata per realizzare il massetto autolivellante a base anidrite e cementizia.
  • Serie A e EPS, pensate per realizzare i sottofondi alleggeriti con cemento cellulare e polistirolo, nonché per realizzare l’autolivellante premiscelato.

Il massetto giusto per ogni esigenza: le varie tipologie

Oltre alla diversa composizione del massetto, i cui materiali devono riportare il marchio CE come scritto nella norma UNI EN 13813 (in aggiornamento), si differenzia anche in base alla normativa e alla tipologia costruttiva scelta in fase di realizzazione, in quattro categorie differenti. Vediamoli insieme:

  • massetti desolidarizzati
  • massetti galleggianti
  • massetti aderenti
  • massetti radianti

Il massetto desolidarizzante ha come caratteristiche principali uno spessore di almeno 4 cm ed è separato dalla struttura tramite uno strato intermedio, solitamente si tratta di un foglio di polietilene a doppio strato o un isolante. Questo strato intermedio evita la risalita dell’umidità dal sottofondo e protegge la struttura.

Il massetto galleggiante si tratta sempre di un massetto desolidarizzante, ma a differenza della tipologia precedente viene posizionato su uno strato comprimibile, ad esempio un isolamento termico o acustico. È inoltre sempre rinforzato da una rete elettrosaldata. Si usa questo tipo specifico di massetto quando si vuole avere alti standard di fonoisolamento, contro ad esempio i rumori di calpestio tra un piano e un altro di una palazzina.

A differenza dei precedenti, il massetto aderente è invece incollato direttamente alla struttura, senza la presenza di strati intermedi, grazie all’impiego di resine epossidiche. In questo caso il massetto di norma deve però avere uno spessore minimo di almeno 1 cm.

Infine abbiamo il massetto radiante, che incorpora al suo interno l’impianto di riscaldamento. Questa tipologia di massetto deve essere di almeno 3 cm di spessore al di sopra dell’impianto e deve essere sottoposto ad una verifica finale riguardante lo shock termico dovuto all’accensione dell’impianto di riscaldamento.

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